FERNAND POUILLON

COSTRUZIONE CITTÀ PAESAGGIO

Climat de France | Corte delle 200 colonne, Algeri

1954 – 1957
Contesto: nuova costruzione, residenza popolare pubblica musulmana, periferia, terreno incolto.
Programma: 5000 alloggi e 200 negozi in più di 40 edifici (altezza variabile 2 e 6 piani).
Costruzione: «le costruzioni progettate sono previste in tre materiali principali: mattoni per l’ossatura verticale, pietra per i muri, cemento per i solai e l’irrigidimento, le coperture sono previste in terrazze asfaltate […], gli intonaci in gesso. Tutti questi edifici anche se trattati in maniera estremamente sobria saranno dotati di attrezzature complete […] in modo da garantire agli abitanti di vivere decentemente in appartamenti in cui tutto è predisposto per una vita civile.» da “Climat de France”, Album per la posa della prima pietra, Alger 25 giugno 1954

1. «Attualmente il terreno è occupato […] da costruzioni provvisorie e da qualche bidonville […]. C’era necessità di far scomparire questo morbo […] e sopperire al sovraffollamento della Casbah. Per risolvere questo difficile problema il sig. Jacques Chevallier, Ministro della Guerra, Deputato Sindaco etc. ha incaricato il sig. Fernand Pouillon della composizione di un quartiere di qualità rispondente ai limiti imperativi di tempo e spesa […]. Il nuovo complesso si sviluppa sulla base di principi di costruzione destinati a realizzare edifici di comfort accettabile al prezzo più basso. Ciononostante hanno dominato nella concezione di ogni elemento della composizione ragioni architettoniche e formali. […] Mentre gli elementi della costruzione dell’insieme restano immutati, le differenze di forme e volumi apportano quella varietà […] assolutamente indispensabile a una composizione così vasta. L’insieme progettato acquisterà tutto il suo valore nel trattamento degli spazi aperti e dei percorsi di circolazione […]. Gli spazi aperti, le gradinate, le scale, le corti piantate o pavimentate, i passaggi […] collaborano con l’architettura degli edifici arricchendola, con l’intento di stabilire rapporti precisi tra volumi e superfici architettoniche […]».

2. «Questa volta, l’importanza del programma e l’ampiezza del sit, mi persuasero a orientarmi verso una nuova dimensione. […] Era la prima volta che, grazie a Chevallier, degli Algerini avrebbero abitato una vera città. Per me contava solo questo. Fino a quel momento non si era offerto ai musulmani altro che delle bidonville perfezionate o i quartieri di rialloggio. Agli occhi del governo centrale e dei pieds-noirs, i musulmani non erano altro che indigeni, con tutto ciò che, di negativo e umiliante, questo termine ha significato per molto tempo.
La lunga facciata di trecento metri, alta trenta, s’ispirava ai motivi dei tappeti del sud.
La grande piazza era strutturata in base alle prime dieci cifre […].
Quando spiegai ciò a Chevallier, egli si mostrò incredulo. 1) era il lato dei pilastri e l’altezza dei filari; 2) lo spazio tra i pilastri; 3) la dimensione dell’architrave monolitica; 4) la larghezza del portico; 5) moltiplicato per 8, la larghezza della piazza; 6) moltiplicato per 40 (la larghezza della piazza), la sua lunghezza; 7) moltiplicato per 40, la lunghezza esterna; 8) l’altezza dei pilastri; 9) l’altezza del portico.
Queste cifre riguardavano il pezzo principale della composizione, un edificio che oggi contiene duecento negozi di artigiani e più di seimila abitanti. Sul terreno in forte pendenza, progettammo degli spazi su livelli diversi, circondati da piazze o portici, da immense scalinate, da rampe che permettevano il passaggio dei pedoni o il transito delle macchine».

Fonti:

1. da “Climat de France”, Album per la posa della prima pietra, Alger 25 giugno 1954
2. da F. Pouillon, Mémoires d’un architecte, Éditions du Seuil, Paris 1968, pp. 205-208